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+39 335 5728881 bice.bice82@gmail.com

TEMPO ASSOLUTO di Bice Ferraresi
Olii

Dal 3 maggio all’8 giugno 2019

Inaugurazione della mostra
venerdì 3 maggio 2019 alle ore 18,00
Presentazione di Maria Concetta Cossa

Bottega Bertaccini
Corso Giuseppe Garibaldi, 4 – Faenza (RA)
Tel. 0546 681712

Orari: 9,30-12,30 / 15,30-19,30
(chiuso domenica e lunedì mattina)

 

Tempo assoluto

Viaggi verso l’Africa, poi viaggi di ritorno verso casa. Sono i mondi che, guardati reciprocamente come quasi capovolti, sembrano affiorare dalle tele dipinte di Bice Ferraresi.

Dipinti ad olio che danno l’impressione di essere realizzati come in uno stato di trance perché, osservandoli, sembra quasi di precipitare nell’atmosfera, in uno spazio indefinito, ma allo stesso tempo in un luogo che ha qualcosa di riconoscibile, per non dire familiare. Ci si riprende e poi si guarda con gli occhi ancora più socchiusi: ciò che affiora, come per magia, appare più vicino, più comprensibile. Non è tanto la figura rappresentata quella che ci viene incontro, ma la sensazione di un sentimento, l’idea di un ricordo, l’evocazione di un frammento di paesaggio, qualcosa di visto da qualche parte, dal vero o in fotografia, almeno per me.

Sono paesaggi i luoghi dipinti, affascinanti perché raccontano di Bice, delle sue tracce di vita, dei territori interiori perlustrati, ma anche dei molti suoi viaggi in Kenia.

Bice racconta come i luoghi dove ha potuto vivere l’abbiano accompagnata, nel tempo, e forse guidata nello scoprire nuove cose di sé. Bice mi lascia un biglietto con annotazioni scritte: “Paesaggio elettivo” – Un luogo che cerchiamo nel mondo per dare forma e colori a qualcosa che è già in noi – “deposito di tracce”.

Mi parla di “Mindscape” un neologismo per evocare il rapporto tra psiche e paesaggio che è anche il titolo di un testo recentemente letto, scritto da Vittorio Lingiardi e dall’esplicativo sottotitolo: “Psiche e paesaggio” (Raffaello Cortina Editore, Milano 2017).

Di quel testo perché non citare: “Prima di essere una visione cosciente, ogni paesaggio è una visione onirica” e “…il paesaggio che amiamo lo abbiamo già sognato. Che possiamo guardare il paesaggio come fosse un sogno e il sogno come fosse un paesaggio”?

Deserti, foreste, mari e cieli fuori dalle leggi della gravità, visioni che affiorano come fuoriuscissero dai sogni dopo un sonno iniziato in un tempo molto lontano, quasi preistorico. Segni incisi nella materia pittorica evocano il gesto ancestrale di una scrittura per noi indecifrabile.

E’ ben chiaro, peraltro, come i paesaggi di Bice Ferraresi siano astratti, o meglio: tendenti all’astrazione anche se i frammenti dell’originale realtà sono ancora vagamente riconoscibili: distese d’acqua, dune, forse onde e forse pontili, chissà. Paesaggi del sogno, di una memoria trasfigurata da successive esperienze, paesaggi interiori e dell’anima? Sappiamo del resto come il paesaggio costituisca la cosa meno definibile e meno incasellabile del mondo perché il paesaggio non è il panorama, la veduta bella e caratteristica e magari anche pittoresca. Il paesaggio è l’immensa e sovrumana e silenziosa avventura visionaria di Leopardi che seppe andare molto oltre “l’ermo colle” e l’apparentemente modestissima siepe che sovrasta Recanati. Anche Bice è andata oltre e, fatte tutte le debite proporzioni, non ci propone il pittoresco, il cartolinesco, il “bel paesaggio” che strappa il grido di meraviglia e di compiacimento. Bice deforma, piega e stravolge e dilata qui e smagrisce là, rinforza con la spatola e con gli ispessimenti di colore, ma soprattutto sogna, rivede e rivive con l’anima quel che ha già visto con gli occhi.

Il colore crea un’atmosfera che avvolge, come farebbe una culla, oggetti che sembrano abbandonati, forse è meglio dire recuperati. Paesaggi di cose, di ombre, di riflessi.

Dagli olii di Bice Ferraresi emerge una pittura fatta di molta materia: fisica, sentimentale, visionaria, onirica. Una pittura a quattro dimensioni.

Maria Concetta Cossa

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